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CIVILTÀ DEL LAVORO
II • 2014
e una politica europea sull’istruzione, sulla ricerca e sulla
formazione, una politica europea delle infrastrutture, una
politica commerciale europea unica, una politica estera
europea unica, ebbene il passo non è impossibile. Anzi, è
necessario, se vogliamo davvero dare all’Europa un ruolo
da svolgere da qui ai prossimi anni sui tavoli che contano.
Certo, per realizzare una cosa di questo genere occorre
uscire fuori dalla dicotomia di cui parlava prima il profes-
sor Flick, tra il ruolo svolto dalla Commissione europea e
quello svolto dai Paesi nazionali. Qui tutto si gioca sulla
capacità e sulla necessità di aprire sull’Europa un dibat-
tito diverso. Sono preoccupato di questa ondata di euro-
scetticismo che si sta manifestando, ma probabilmente
l’insorgere di un’onda così forte e negativa ci costringerà
ad aprire gli occhi e a fare i conti con tutte queste incer-
tezze e contraddizioni.
Bisogna anche uscire fuori dalla retorica, tipica del nostro
Paese, sia di coloro che erano “euro-entusiasti” a prescin-
dere – quindi qualsiasi affermazione contro l’Europa o per
un’Europa diversa, non veniva letta come tale ma sem-
pre contro di essa e basta – sia di coloro che sono assolu-
tamente contro l’Europa perché hanno una visione egoi-
stica, nazionalistica e di breve respiro.
Io sono sempre con quelli che vogliono l’Europa, ma
un’Europa diversa. Per esempio, ai tempi ero preoccupa-
to e contrario al modo in cui è stato fatto l’euro, ma oggi
c’è e non si può tornare indietro. Ero contrario e dunque
da presidente di Confindustria, quale ero allora, presi una
posizione contro quel modo di fare l’allargamento – per-
ché c’erano modi alternativi per farlo – che fu censura-
ta da tutti in maniera violentissima. Si doveva anzitutto
rifare la governance e superare le difficoltà di un’Europa
a 15, prima di fare un allargamento acritico e così fret-
toloso, che ci ha messo in condizioni di stallo dalle quali
adesso è difficile uscire. Ma anche quella è una cosa or-
mai fatta. Non possiamo andare indietro, ma come dice
la logica della storia si può solo andare avanti, capire gli
errori del passato e costruire il futuro capitalizzando gli
errori commessi.
Credo che lo sforzo che abbiamo davanti sia quello di uti-
lizzare questo momento difficile, siamo alla vigilia di una
fondamentale svolta che l’Europa deve fare e il fatto che
siamo anche alla vigilia delle elezioni europee per una
nuova legislatura europea, all’inizio con la Presidenza italia-
na, questo ci dà un ruolo e una responsabilità importante.
In qualche modo dobbiamo promuovere una visione dell’Eu-
ropa più forte e consapevole, con un’Italia più forte e con-
sapevole che voglia essere con piena responsabilità par-
te di un’Europa diversa, non perché abbia bisogno di un
precettore duro, ma perché si sente protagonista della co-
struzione di una nuova identità europea.
Da Cavalieri del Lavoro su questo stiamo cercando di la-
vorare, oggi abbiamo fatto questo Workshop, ne faremo
degli altri. Abbiamo un convegno a Palermo e se il pro-
fessor Flick ci viene a trovare andremo anche a visitare la
Cappella Palatina, così leggeremo proprio in quei luoghi
la convivenza delle culture, che fa parte del nostro dna
storico ma anche genetico.
L’Europa da costruire, dunque, credo sia il tema sul quale
ci giochiamo il nostro presente e anche il nostro futuro.
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IO SONO CON QUELLI CHE
VOGLIONO UN’EUROPA
DIVERSA. NON POSSIAMO
ANDARE INDIETRO, SI PUÒ
SOLO ANDARE AVANTI,
CAPIRE GLI ERRORI DEL
PASSATO E COSTRUIRE
IL FUTURO