Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 32

CIVILTÀ DEL LAVORO
II • 2014
32
DOSSIER
FOCUS
PRIMO
PIANO
INCHIESTA
RITRATTI
come dice il presidente Mario Draghi, è che l’economia
dell’Eurozona dipende dal sistema bancario: il 70% delle
fonti di finanziamento delle aziende europee viene dal
credito bancario, rispetto al 30% negli Stati Uniti, dove
emissioni obbligazionarie, quotazioni in Borsa e altri canali
di finanziamento sostengono le imprese. Inoltre, ogni Pa-
ese dell’Ue ha fatto le proprie scelte strategiche nel set-
tore della infrastrutture materiali e immateriali.
La Germania, con l’ultimo governo socialdemocratico di
circa dieci anni fa, ha scelto come strategia Paese nel set-
tore di avvicinarsi il più possi-
bile all’Europa dell’Est e alla
Cina. Strategia realizzata dai
governi successivi guidati dalla
Merkel attraverso l’approvvi-
gionamento di prodotti ener-
getici diretto, dalla Russia alla
Germania con il “Nord Stre-
am” e attraverso la velocizza-
zione della ferrovia Transibe-
riana, che porta le merci dal
porto di Shanghai a quello di
Amburgo, a partire da marzo
2013, in metà del tempo ri-
spetto a prima. Il problema,
per l’Europa e per il mondo,
è che la Germania è perfet-
tamente soddisfatta per co-
me stanno andando le cose
a casa sua.
Certo, ci sono problemi struttura-
li come la caotica politica sull’energia (decisa peraltro in
totale autonomia), ma per il resto tutto va per il meglio.
L’inflazione è prevista tra l’1,5% e il 2% da qui al 2018,
la produzione industriale va bene, cosi come l’export e
l’occupazione. I conti pubblici sono sotto controllo senza
nessuno sforzo, il debito scende di anno in anno, l’euro
IL MALESSERE
della zona euro, è attualmente anco-
ra più oscuro e profondo: un circolo vizioso di contrazione
dell’attività economica, con conseguente crescita espo-
nenziale (da quando è iniziata la crisi) dei senza lavoro,
ultimamente anche contraddistinta da bassa inflazione.
Si configura cosi una trappola perfetta, che ricorda solo in
parte il Giappone, prigioniero della deflazione da oltre un
decennio, ma senza l’esercito di disoccupati dell’Europa
del Sud. La crisi della Ue è in realtà la crisi degli stati na-
zionali, che in un sistema sempre più integrato non rie-
scono ad agire individualmente
in maniera efficace, ma sono
riluttanti a trasferire poteri a
livello sovranazionale.
D’altra parte le debolezze
strutturali dell’Ue in sinte-
si sono:
la dimensione demografica:
prolungamento della vita
e meno nascite che negli
Stati Uniti;
gli squilibri globali di tipo
monetario poiché i paesi
membri dell’Eurozona
sono troppo eterogenei
per livello di sviluppo,
produttività, sistemi
fiscali, ecc;
il “vizio di origine” politico
dell’introduzione dell’euro:
una nuova moneta che
rispecchiasse i rapporti di cambio fra le tre monete
(marco, franco e lira) così com’erano ma senza dargli i
mezzi necessari a renderla sostenibile nel lungo periodo.
Tuttavia il peggio è stato sinora evitato. Il crollo dell’euro
avrebbe prodotto incalcolabili conseguenze politico-eco-
nomiche dentro e fuori dall’Eurozona. Un’altra anomalia,
RIFORME
NAZIONALI
E
SVILUPPO EUROPEO
di Rosario Alessandrello, Presidente Camera di Commercio Italo-Russa
La politica stenta a mediare tra interessi generali e interessi particolari rendendo impopolare l'Ue
copertina 1...,22,23,24,25,26,27,28,29,30,31 33,34,35,36,37,38,39,40,41,42,...copertina 4
Powered by FlippingBook