CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2014
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DOSSIER
ro. A livello di provenienza regionale, il primato resta alla
Lombardia con 16.418 espatri (+24,7% sul 2012), segui-
ta dal Veneto (8.743 emigrati). La vera sorpresa è il La-
zio, che in un solo anno sale di due posizioni e scalza la
Sicilia dal terzo posto: 8.211 gli emigranti laziali, con un
incremento del 37,9%.
Dopo la Gran Bretagna i Paesi che più hanno attratto i no-
stri connazionali sono la Germania (11.731 emigrati nel
2013), la Svizzera (10.300), la Francia (8.342) e l’Argen-
tina (7.496). Anche nel 2013 gli uomini hanno costitui-
to il 56% degli espatriati, le donne il 44%. Gli under 40
fanno registrare una maggiore propensione alla fuga: lo
scorso anno sono emigrati in 45.516, il 48,3% sul totale.
Praticamente uno su due.
I giovani hanno capito che il nostro sistema economico ha
difficoltà a offrire ai giovani occupazioni di qualità, tanto è
vero che anche le iscrizioni alle università sono in calo da
un decennio: rispetto a 10 anni fa si sono immatricolati lo
scorso anno 78mila studenti in meno, di cui ben 30mila
negli ultimi tre anni. E questa contrazione dell’educazio-
ne universitaria, in cui siamo agli ultimi posti in Europa,
non è certo un segnale di speranza per il nostro Paese.
Per questo il Governo sta correndo ai ripari con un venta-
glio di progetti che saranno alimentati anche con i fondi
europei: dal miliardo e mezzo di Garanzia Giovani, il pro-
gramma per dare un’opportunità di stage, di formazione
o di lavoro ai giovani che escono dalle scuole e dalle Uni-
versità, ai 600 milioni che il governo dovrebbe stanziare
entro l’estate per la ricerca delle imprese, comprese le as-
sunzioni di ricercatori; dai 29 miliardi dei fondi struttura-
li europei destinati al nostro Paese nei prossimi sette an-
ni, fino al Programma di ricerca europeo “Horizon 2020”,
che ha a disposizione 79 miliardi per tutta Europa fino al-
la fine del decennio. “Entro un paio di mesi – ha detto il
ministro Giannini – partiranno i bandi per inserire i primi
100 dottorati industriali nelle aziende italiane: si tratta so-
lo di superare il passaggio del Cipe, ma i fondi ci sono”.
Il progetto “Dottorati nelle imprese”, frutto di una colla-
borazione tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca, la Conferenza dei Rettori e la Confindustria,
ha l’obiettivo di inserire giovani ricercatori nelle imprese,
e magari nelle reti d’imprese, che verranno pagati per
due anni dai fondi pubblici e poi potranno essere assunti
con incentivi dalle aziende.
Un altro caposaldo del programma del governo è l’auto-
imprenditorialità, cioè lo stimolo ai giovani ricercatori a
mettersi in proprio creando star up innovative e spin off
universitari, che potranno contare sia su una parte dei fon-
di di Garanzia Giovani, sia in prospettiva dei fondi strut-
turali europei e dei progetti di “Horizon 2020”. E il mini-
stro Giannini lo ha detto chiaramente, inaugurando il 10
marzo l’anno accademico all’Università di Padova: “Pun-
tiamo a un’integrazione piena tra il sistema di istruzione
e formazione e il sistema delle imprese, sia rafforzando
l’orientamento per formare giovani che possano trovare
occupazione, sia mettendo a sistema le migliori pratiche
già sperimentate dalle Università con le cosiddette ‘bor-
se lavoro’. Promuoveremo l’auto-imprenditorialità, che è
uno degli obbiettivi del semestre europeo di presidenza
italiana, e vogliamo investire di più sulle start up inno-
vative legate alle grandi sfide sociali di “Horizon 2020” e
alle Key Enabling Technologies (Ket) e sugli spin off uni-
versitari. Puntiamo con il ministro del lavoro Poletti a re-
alizzare un vero “Job Educational Act” che veda protago-
nisti gli atenei e le imprese”. Affinché la fuga dei cervelli
resti solo un ricordo.
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Stefania Giannini