Civiltà del Lavoro, n. 1/2015 - page 20

CIVILTÀ DEL LAVORO
I • 2015
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LO STRAORDINARIO
appuntamento dell’Expo
punta i riflettori di tutto il pianeta sul tema della sicurez-
za alimentare, intesa in primo luogo come “food securi-
ty”, secondo la terminologia di lingua inglese. In italiano,
e con un’espressione molto diretta, sul problema di sfa-
mare il mondo.
Nella loro crudezza i dati ci di-
cono che la fame rappresenta
ancora un’emergenza irrisolta
per vaste aree della terra, nel-
le quali le guerre, le epidemie
e le calamità naturali aggrava-
no la preesistente e perdurante
situazione di povertà e la pre-
carietà dell’accesso al cibo, il
primo fra i bisogni dell’uomo.
Il numero di persone sottonu-
trite è quasi ininterrottamente
in diminuzione dagli anni No-
vanta del secolo scorso, sia in
termini assoluti che percentuali
(è passato dal 61% del 1965 al
33% del 2005): dunque, l’acces-
so al cibo è migliorato. Tuttavia,
di fame e di cattiva nutrizione
si continua a morire: secondo le
Nazioni Unite, ancora nel 2013,
827 milioni di persone soffriva-
no la fame, il 12% della popolazione mondiale (meno del
5% nei paesi avanzati e oltre il 14% nei paesi in via di
sviluppo con punte superiori al 21% in Africa).
Per risolvere l’emergenza cibo l’agricoltura è da tutti indi-
cata come l’unica soluzione possibile: da più parti si affer-
ma che occorra raddoppiare la produzione agricola mon-
diale per soddisfare i bisogni di una popolazione che nel
2050 raggiungerà i nove miliardi di persone. Finalizzata
dagli albori della civiltà alla produzione di alimenti, l’a-
gricoltura è chiamata a interrogarsi sul suo ruolo di og-
gi e di domani.
Anche se nelle economie avanzate
il settore primario con il tempo
ha perso progressivamente ter-
reno a vantaggio delle attività di
trasformazione e distribuzione
– sempre più importanti in ter-
mini di addetti, volumi di affari,
incidenza nei sistemi economici
– a mio avviso è proprio dall’a-
gricoltura che occorre ripartire
per individuare nuovi modelli
di sviluppo.
Le terre arabili sono un bene
che non solo ha limitate pos-
sibilità di espansione, ma che
oggi è addirittura da salvaguar-
dare per il futuro stesso del no-
stro pianeta e per le generazioni
che lo popoleranno. L’aumento
demografico e l’inurbamento
non conoscono sosta: la popo-
lazione rurale, in tutti i conti-
nenti, è in calo più o meno ra-
pido e la maggioranza delle persone (52%) vive oggi in
ambienti urbani.
La conseguenza è che le terre arabili sono ormai un patri-
monio da difendere, ponendo un freno alla deforestazione,
all’erosione e al depauperamento della fertilità dei suoli.
Nel secolo scorso abbiamo assistito a una corsa alla pro-
Federico Grazioli
coltivare
e
custodire
la terra
di Federico Grazioli, Presidente e Amministratore delegato Agriconsulting
Occorre ripensare la produzione agricola in chiave di rispetto ambientale
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