Civiltà del Lavoro, n. 1/2015 - page 48

CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2015
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INCHIESTA
fare molto di più. Non a caso immagino un intero Pae-
se “export oriented” e non soltanto uno o più compar-
ti produttivi.
Occorre comprendere bene la posta in gioco, mettere al
centro della agenda questa fondamentale scelta e porre
in atto una serie di azioni che, abbandonando la conce-
zione di provvedimenti “patchwork”, siano tutte coeren-
ti con questa visione.
È necessario valorizzare non solo il made in Italy in senso
stretto – concetto, a mio giudizio, non più sufficiente per
sollecitare l’interesse del consumer – ma promuovere, al
di la del prodotto in sé, il valore immateriale dell’“Italian
way of life” che, aggiunto alla valenza materiale di ma-
nifatture di buon livello qualitativo, può rendere imbatti-
bile l’appeal di molte delle nostre produzioni nel mondo.
È sulla base di questo presupposto strategico che assu-
me primaria importanza un’altra sfida rispetto alla qua-
le siamo in ritardo: la gestione competitiva della mobili-
ESPORTARE
L’ITALIAN WAY OF LIFE
di Agostino Gallozzi, Presidente Gruppo Gallozzi
Funzionale a questo obiettivo una rete infrastrutturale adeguata alle esigenze delle imprese
BANALIZZIAMO.
L’Italia per vedere aumentare il
proprio Pil – e con esso occupazione e crescita sociale –
deve “produrre di più e vendere di più”.
Questa osservazione porta ad una altrettanto banale consi-
derazione: è possibile vendere di più in Italia? Al momento,
pare proprio di no. Perché la diminuita capacità di spesa
delle famiglie, avendo già provocato una contrazione dei
consumi interni, non consente nel breve periodo di guar-
dare al mercato domestico come destinatario dell’incre-
mento potenziale delle produzioni delle imprese. E quin-
di – altra elementare constatazione – la mission dell’Italia
è diventare un Paese sempre di più “export oriented”.
Gli anni della recente crisi ne hanno dato già conferma:
è l’export a sostenere le dinamiche di crescita del nostro
sistema industriale e solo le imprese a spiccata vocazio-
ne internazionale riescono a reggere il confronto con un
mercato diventato ancora più difficile e competitivo.
È sulla base di questa impostazione strategica che si può
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