Civiltà del Lavoro, n. 1/2015 - page 38

CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2015
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INCHIESTA
Può raccontarci in dettaglio qualche esempio di ag-
gregazione che si è particolarmente distinto per in-
traprendenza e risultati?
La prima è Racebo, una rete composta da imprese della
filiera automotive, ognuna specialista di un segmento ma
nessuna in grado di offrire un prodotto finito.
La crisi ha fatto emergere la necessità di unire esperien-
ze, competenze e capacità per creare un gruppo in grado
di presentarsi sui mercati con un’offerta molto più com-
petitiva. Racebo ha rafforzato la presenza internaziona-
le e acquisito un portafogli ordini che ora va da Ducati a
Ferrari a McLaren. In termini quantitativi, il fatturato me-
dio delle imprese è aumentato e le imprese hanno con-
tinuato ad assumere anche negli anni più bui della crisi.
C’è poi Five For Foundry, una rete nata da cinque piccole
imprese del settore fonderie dell’alluminio. Oggi sono 16,
con imprese straniere: Five For Foundry è diventato uno
dei pochi player in Europa a poter fornire impianti com-
pleti. Anche in questo caso le imprese hanno migliorato
i loro fatturati di circa il 7% all’anno da oltre cinque anni
e hanno potuto assumere circa 70 persone: un dato, di
questi tempi, non trascurabile.
Le aziende che hanno aderito ad una rete di impre-
sa hanno beneficiato di una migliore valutazione del
merito di credito?
L’accesso al credito è un tema fondamentale per tutte le
imprese, ma lo è ancora di più per quelle imprese che han-
no progetti di sviluppo ambiziosi e dalle grandi potenzialità.
Siamo convinti che le imprese in rete siano più competiti-
ve, ma che serva un salto culturale importante nei princi-
pali interlocutori per percepirne la portata innovativa e le
potenzialità. L’importanza di fare rete è stata compresa da
molte banche: fino a oggi RetImpresa ha instaurato profi-
cue collaborazioni con vari istituti di credito (Unicredit, Bnl,
Carige, Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Deutsche Bank,
Cariparma) ognuno dei quali ha sviluppato, secondo le sue
possibilità e inclinazioni, dei prodotti specifici per le im-
prese in rete, alcuni proprio sulla valutazione del merito di
credito. Per una banca lavorare con imprese in rete non si-
gnifica limitarsi a leggere i libri contabili, ma considerare
come parte integrante delle imprese la governance, il lo-
ro appartenere a una rete nel mantenimento della propria
autonomia e l’affidabilità e la trasparenza che deriva dall’a-
ver depositato il contratto con il programma di sviluppo.
In che modo le reti possono incrementare gli investi-
menti in ricerca e innovazione all’interno delle imprese?
La rete è lo strumento ideale per arrivare dove da soli
non ci si potrebbe spingere. Molte imprese non hanno le
risorse necessarie per investire in ricerca e innovazione,
un ambito in cui è invece fondamentale crescere per re-
stare sul mercato e vincere la concorrenza. Attraverso la
rete le imprese possono condividere l’ideazione e lo svi-
luppo di progetti di ricerca e innovazione.
Molte sono le imprese che attraverso la rete sono riusci-
te a brevettare nuovi prodotti, materiali, macchinari: un
tema, questo, molto sentito sia dalle imprese, ma anche
dalle istituzioni, che ci segnalano come la tutela della pro-
prietà industriale sia cruciale per la difesa dell’eccellente
capacità innovativa delle nostre imprese. In Europa quan-
do si parla di innovazione si pensa ai cluster.
Le reti sono il modo attraverso cui si possono rendere ope-
rative le indicazioni programmatiche sviluppate nel cluster,
con la formalizzazione di alleanze industriali sia tra le im-
prese del cluster, ma anche tra quelle di paesi diversi.
Aldo Bonomi è stato nominato Cavaliere del Lavoro
nel 2013. È presidente e amministratore delegato
di Bonomi Group, specializzato nella produzione di
componenti per l’idraulica e il riscaldamento. Oggi il
Gruppo esporta oltre il 50% della produzione.
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