Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 41

CIVILTÀ DEL LAVORO
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de di governo dell’economia per coordinare le politiche
di bilancio dei singoli Paesi, ai fini degli obiettivi econo-
mici che l’Europa deve proporsi”. Riflettendo sul pensiero
dell’uomo che più di ogni altro in Italia ha voluto l’euro,
debbo riconoscere che la “zoppìa” denunciata da Ciampi
non è stata ancora superata. Che fare? Secondo il modello
d’Europa che io auspico, la moneta unica presuppone un
coordinamento totale delle politiche macroeconomiche e
una base comune in materia di fiscalità e di politica socia-
le, la condivisione delle risorse umane, scientifiche, tec-
nologiche e militari, uno sviluppo rispettoso delle risorse
naturali e dell’ambiente, il ravvicinamento dei sistemi co-
muni di lotta contro il crimine organizzato e il terrorismo.
L’Europa deve inoltre diventare un attore internazionale
globale e influente. Deve contribuire al controllo di un’e-
conomia mondializzata, difendendo le nozioni di solida-
rietà, di sviluppo sostenibile e di prosperità condivisa,
che ne hanno fondato la sua evoluzione. Deve aiutare la
comunità delle nazioni a fronteggiare le nuove sfide che
si accumulano e minacciano la stabilità mondiale: squili-
brio ecologico, proliferazione delle armi di distruzione di
massa, crisi finanziarie sistematiche. Per attuare un pro-
getto del genere l’Europa ha bisogno di istituzioni forti,
democratiche ed efficienti, fondate sulla doppia legittimi-
tà che ne è all’origine: quella degli Stati membri, insosti-
tuibili strumenti di identificazione dei cittadini, e quella
di istituzioni di natura federale, anch’esse democratiche,
che realizzano l’interesse comune. La forma della “Fede-
razione di Stati-Nazioni”, che si iscrive direttamente nel
progetto dei padri fondatori, dovrebbe divenire la solu-
zione definitiva.
IL PRIMO MAGGIO
del 1998, alla vigilia della na-
scita della moneta unica europea, Carlo Azeglio Ciampi ci
ricordò che l’euro rappresentava “la prima rinuncia formale
a una parte di sovranità nazionale in favore di una sovra-
nità europea”, ma precisò che l’euro “sarebbe veramente
una costruzione zoppia se, oltre alla moneta e alla Banca
Centrale, l’Europa non mettesse in comune anche altro”.
In quella occasione Ciampi aggiunse che, oltre al partito
degli euroscettici, esistevano gli “euronegativi che pro-
prio non vogliono l’Europa, perché hanno una sostanzia-
le sfiducia nella capacità del nostro Paese di amministrare
bene e quindi di potere rinunciare senza danni alla flessi-
bilità del cambio”. “Costoro – concluse – credono che l’in-
flazione sia un fenomeno con il quale si possa convivere
per molto tempo. Ma sbagliano”.
Nella stessa occasione Ciampi usò un termine poco noto:
“zoppia”, a proposito dei rapporti che si sarebbero creati
tra la Banca centrale europea e il potere politico e propo-
se che fossero aumentati i poteri dell’Ecofin – il Comitato
dei Ministeri finanziari europei – in modo che esso diven-
tasse “il luogo istituzionale in cui si discute della politica
economica che si deve fare in Europa, cioè una vera se-
LA
LEZIONE
DI
CIAMPI
di Nerio Nesi, Presidente Fondazione Camillo Cavour
Nel ’98 il Presidente emerito della Repubblica parlò dei rischi di un’Unione europea incompleta
Nerio Nesi, nominato Cavaliere del Lavoro nel 1983 per il
settore del Credito, è stato Presidente della Banca Nazionale
del Lavoro dal 1978 al 1989 ed è tra i fondatori della società
di studi sull’economia reale “Nomisma”.
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