Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 95

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INTERVISTA
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
te del 62% rispetto allo stes-
so periodo dello scorso anno.
All’asta TL-TRO della Bce ab-
biamo chiesto 7,75 miliardi,
l’importo massimo consentito
per le nostre attività in Italia.
Il nostro obiettivo è finanziare
investimenti industriali, il ve-
ro motore della ripresa. Inve-
stimenti che sono oltre il 25%
in meno rispetto al livello pre-
crisi. Ci stiamo di conseguenza
impegnando molto per stimo-
lare questa domanda che non
è ancora molto forte. Si tratta
di innescare una ripresa di fi-
ducia che da sole le banche
non possono dare.
Ancora una volta si tratta di
un’azione coordinata con gli
imprenditori, che devono ri-
trovare una certa propensione
al rischio, e le istituzioni, che devono semplificare la vita
alle aziende e creare le condizioni migliori per accrescer-
ne la competitività.
A ottobre scorso sono stati pubblicati i risultati dell’As-
set Quality Review e dei cosiddetti “stress test” pro-
mossi dalla Banca centrale europea e dall’Eba, l’au-
torità bancaria europea. Come commenta il risultato
di UniCredit?
Il risultato è stato molto positivo considerando, soprattutto,
le ipotesi estremamente prudenziali con cui è stata con-
dotta la valutazione. UniCredit si conferma una delle ban-
che europee più resistenti a potenziali shock, forte di una
posizione patrimoniale estremamente solida.
Anche considerando lo scenario più avverso, infatti, i co-
efficienti patrimoniali si mantengono ad un livello netta-
mente superiore rispetto a quanto richiesto. L’esercizio ha,
inoltre, confermato l’approccio prudenziale che abbiamo
adottato sia per la classificazione degli impieghi sia per
gli accantonamenti effettuati. L’impatto dell’AQR è stato
molto limitato, circa la metà della media europea, a con-
ferma dell’elevata qualità dei nostri impieghi.
In sintesi i risultati confermano l’efficacia del riorienta-
mento del nostro business realizzato nel corso degli ulti-
mi anni. Il capitale in eccesso sfiora i nove miliardi, a te-
stimonianza del fatto che siamo nella posizione ideale per
focalizzarci sulla crescita del nostro business.
UniCredit è una delle banche
creditrici di Alitalia. L’acqui-
sizione da parte di Etihad ha
aperto il tema dell’esigenza
di attivare processi di ristrut-
turazione e consolidamento
patrimoniale finalizzati al ri-
lancio industriale. Una banca
come UniCredit come affron-
ta questa esigenza?
L’operazione Alitalia-Etihad è
stata per tutti i soggetti coin-
volti un percorso sicuramen-
te impegnativo ma, al tempo
stesso, un messaggio positivo
al Paese. Rappresenta, infatti,
un valido esempio di come è
possibile rilanciare un’azienda
rilevante per l’Italia attraverso
un’azione coordinata tra diversi
attori. Perché, lo voglio ricor-
dare, stiamo parlando di una
soluzione non meramente finanziaria, ma basata su un
piano industriale serio e credibile. Al di là di questa ope-
razione, vorrei precisare che nei casi di difficoltà azienda-
le, la priorità dei creditori, così come degli azionisti, è il
rilancio industriale. Riteniamo, infatti, che una banca mo-
derna possa rappresentare un partner stabile dell’azienda
facilitando quei processi di managerializzazione, interna-
zionalizzazione e aggregazione che dovrebbero caratte-
rizzare la trasformazione del nostro sistema economico.
A inizio agosto l’Istat certificava la recessione. Ritie-
ne che non vi sia stata alcuna responsabilità da par-
te degli istituti di credito?
Una recessione di queste proporzioni non è attribuibile ad
un singolo soggetto o evento, ma è il risultato di una se-
rie di azioni compiute (e non) da tutti i soggetti econo-
mico-politici. Per quanto riguarda le banche, sicuramente
hanno pagato alcuni eccessi del passato, ma vorrei ricor-
dare che il sistema bancario italiano negli ultimi anni ha
lavorato duramente per rafforzarsi patrimonialmente ed
essere, oggi, motore del rilancio.
UniCredit ha affrontato una ristrutturazione non facile, che
ci ha permesso di concentrare oggi tutte le nostre ener-
gie nello sviluppo del business, che per noi significa sup-
porto all’economia reale del Paese.
Nel primo semestre dell’anno le nostre erogazioni di nuovi
finanziamenti al sistema produttivo italiano sono cresciu-
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