Civiltà del Lavoro, n. 2/2015 - page 53

INTERVISTA
CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2015
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cinando sempre più le nuove generazioni alla cultura del
buon vino, o del buon bere in generale, e del buon cibo.
Tenete presente che mano a mano che le nazioni più po-
polose come India e Nigeria si svilupperanno e la ricchez-
za troverà una maggiore e più ampia distribuzione tra le
masse, si creeranno delle enormi nuove fasce di mercato.
Considerando lo scenario di sviluppo del Commonwe-
alth, come pensa sia possibile favorire l’interazione
fra Italia, Regno Unito e resto del Commonwealth e
quale ruolo potrebbero avere gli imprenditori italiani?
Credo sia opportuno rifarci a quanto ho affermato poc'an-
zi, ossia che il Commonwealth è una organizzazione vol-
ta a favorire e incrementare la capacità di interazione. Ad
esempio, in un precedente evento focalizzato sulle infra-
strutture, dove circa venti paesi appartenenti al Common-
wealth hanno presentato progetti in materia, abbiamo rac-
colto l’interesse e avuto la partecipazione, qui in sede alla
Marlborough House a Londra, di investitori provenienti da
nazioni diverse, come Qatar, Kuwait, Cina, solo per citare
alcuni tra i partecipanti. Assieme questi soggetti hanno
potuto trovare elementi e progetti di interesse comune.
Avendo viaggiato in Italia e osservato alcune delle opere
di ingegneria del vostro Paese, riterrei di poter affermare
che anche in tale campo vi siano delle interessanti occa-
sioni di sviluppo per le aziende italiane. In questo ambito
abbiamo appunto creato un programma di attività volto
ad individuare, selezionare e promuovere progetti infra-
strutturali di interesse prioritario.
Abbiamo altresì in corso un programma mirato alla indi-
viduazione e promozione di opportunità di investimen-
to in quelle che sono state definite la “green” e la “blue”
economy, volte a consentire ad una serie di stati insula-
ri il raggiungimento della sicurezza e dell’indipendenza
energetica ecocompatibile. Anche in questi settori sono
ben note le competenze delle aziende italiane.
Come già affermato come organizzazione avente tra gli
obiettivi il supporto all’incremento dell’interscambio eco-
nomico, saremo più che felici di favorire il contatto tra im-
prese di paesi non membri e imprese e interlocutori di
stati membri del Commonwealth. In particolare, l’Italia
per la somma di competenze che vanta in molteplici set-
tori dell’economia è un Paese molto attraente col quale
sviluppare un dialogo.
Quanto è importante oggi la possibilità di fare rete
nel contesto di entità sovranazionali?
È molto importante in questo momento. Tenete presen-
te che Malta, attualmente nel periodo di reggenza del
Commonwealth, tra poco entrerà nel semestre europeo
di Presidenza ad essa spettante per turnazione comuni-
taria. Mi pare una grande occasione per favorire possibili-
tà di sviluppo coordinate. Ciò anche grazie alla leadership
dinamica e energica del Primo Ministro Joseph Muscat, un
premier la cui attenzione è molto focalizzata sulla crea-
zione di occasioni di interscambio e sviluppo economico
e commerciale. E che sarà sicuramente concentrato sulla
possibilità di creare sempre migliori opportunità di dia-
logo tra il network della Ue e quello del Commonwealth
durante il suddetto semestre di reggenza.
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Marlborough House a Londra, sede del Commonwealth delle nazioni
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